15 Lug NEWSLETTER 3: LA BLACK DANCE
LA BLACK DANCE
https://youtu.be/lK7E-2qRqkQ https://youtu.be/Vxnabfnu888 TECNICA HORTON
https://youtu.be/tNqaixKbrjs REVELATIONS (A. AILEY)
https://youtu.be/fYwzPO8EmuE Behind the scenes of Alvin Ailey
https://youtu.be/3qk4vS33aGE JUDITH JAMINSON
https://youtu.be/y-910yDAGwo ALVIN AILEY 2020
La black dance è un particolare ramo della modern dance che si è sviluppato in seno all’etnia dei neri d’America, altrimenti chiamati “afroamericani”. Le sue radici risalgono ai percorsi di integrazione delle comunità dei neri con la cultura occidentale e si è sviluppata in simultanea con la diffusione della musica jazz e blues a partire dalla città di New Orleans, in Louisiana.
I neri hanno iniziato a contribuire all’evoluzione della danza negli Stati Uniti fin dagli anni ’70 dell’Ottocento, dopo che il presidente Abramo Lincoln ebbe abolito la loro schiavitù. Con il loro patrimonio di culture africane, hanno apportato alla danza e alla musica americane un «eccezionale senso del ritmo, l’uso degli strumenti a percussione e alcuni moduli coreutici quali i colpi ritmici dei piedi sul terreno» da cui è nata la tap dance, più conosciuta come tip-tap, che è la prima forma di danza autoctona dell’America e deriva dalle cerimonie tradizionali dei neri in schiavitù.
A inizio novecento le danze delle comunità di colore hanno fatto il loro ingresso negli spettacoli di Broadway, dando luogo alla figura caratterizzata del ballerino di colore nel varietà.
La black dance ha quindi preso origine dal desiderio di riscatto da una condizione subalterna alla “razza bianca”e dalla volontà di definire una propria identità culturale, desiderio innescato anche dal movimento dell’Harlem Rennainsance inquadrabile tra il 1920 e il 1930, che spingeva a esplorare la storia degli afroamericani tramite le arti mettendo in risalto la dignità e l’inventiva della popolazione nera.
Coloro che hanno maggiormente influito sulla nascita e lo sviluppo della black dance americana sono stati il danzatore e coreografo LESTER HORTON, e le danzatrici antropologiche Katherine Dunam e Pearl Primus.
LESTER HORTON (1906- 1953)
Horton aveva ascendenze famigliari tra i nativi d’America, ed è sempre stato affascinato dalle tradizioni e dalla cultura delle tribù native.
Terminato il liceo ha intrapreso gli studi di grafica e disegno, fattore questo che gli ha permesso successivamente di disegnare da solo i costumi per le sue coreografie.
Ha iniziato a studiare la tecnica accademica in una scuola della sua città, Indianapolis ed è qui che nel 1926 decide di prendere parte ad un progetto di spettacolo ispirato al poema Songs of Hiawatha il cui protagonista è un pellerossa. Grazie a questa esperienza riceve la nomina di direttore artistico e coreografo della Società Teatrale di Indianapolis.
Trasferitosi a Los Angeles, nel 1932 ha creato il primo nucleo di una sua compagnia: la Lester Horton Dancers (successivamente LESTER Horton Dance Group), si tratta della prima compagnia razzialmente integrata degli Stati Uniti poiché accoglieva danzatori di tutte le razze e le etnie in un periodo in cui i gruppi di danza tendevano ancora alla loro separazione. Inoltre in un periodo in cui la nascente modern dance aveva messo le sue basi a New York, Horton spostava l’attenzione su Los Angeles.
Inoltre Horton ha iniziato a definire un proprio metodo di formazione e allenamento, che sarebbe poi sfociato nella TECNICA HORTON[1], destinata a divenire una delle più importanti della modern dance, insieme a quella di Martha Graham
Nel corso degli anni la notorietà di Horton è andata crescendo sempre più, tanto che gli affidarono una coreografia per l’Holliwood Bowl e venne invitato nel 1938 al seminario intensivo del Bennington College (nel Vermont), e qui ebbe tra i suoi allievi il giovane Merce Cunningham, al quale al termine del corso ha affidato la parte principale della sua coreografia “Conquest”.
Uno dei maggiori desideri di Horton era creare un Teatro per la Modern Dance e di poter contenere in un unico edificio una scuola è un luogo per gli spettacoli. Nel 1946 ha così acquistato uno spazio a West Holliwood e nel 1948 ha fondato il Dance Theatre di Los Angeles, che ospitava la sua compagnia e una scuola finalizzata a formare danzatori di danza moderna.
Nel 1949 entra in questa scuola ALVIN AILEY che sarebbe poi divenuto uno dei migliori esponenti della tecnica Horton e della black dance americana.
ALVIN AILEY (Rogers, Texas 1931-1989)
Cresciuto in condizioni di povertà e difficoltà date dalle sue condizioni di afroamericano come spesso accadeva all’epoca, si trasferisce con la madre a Los Angeles all’età di 12 anni.
Ha scoperto la danza assistendo in gita scolastica ad uno spettacolo dei Ballets Russes di Monte Carlo.
Nel 1949 inizia le lezioni da Horton e solo un anno dopo entra nella compagnia, che dirigerà per un anno alla morte di Horton nel 1953.
Nel 1954 decise di andare a New York per studiare con Martha Graham, Doris Humphrey, Katherine Dunham, assimilando così tutte le principali tecnica della modern dance.
A New York nel 1958 ha fondato la sua compagnia, Alvin Ailey American Dance Theatre, inizialmente formata da un gruppo di danzatori neri ed inseguito divenuta interrazziale.
Nell’allenamento dei suoi danzatori Ailey ha sempre mantenuto la tecnica Horton come formazione di base e su questa tecnica ha sempre impostato molte delle sue coreografie.
La compagnia ha debuttato nello stesso anno con Blues Suite: un omaggio alla vita in Texas che aveva conosciuto da bambino, un distillato del dolore e della rabbia che comunemente si associano al blues e alla cultura afroamericana.
Uno dei più grandi capolavori di Ailey è sicuramente Revelations (1960), una coreografia tributo all’eredità culturale afroamericana,” a volte triste, a volte esultante, ma sempre piena di speranza”. Una trasposizione danzata degli spirituals, una sorta di preghiera collettiva dove il dolore e la protesta si trasformano in un grido d’amore, in un’esaltazione della vita.
Celebri sono anche le coreografie di Ailey su musiche di Duke Ellington, come The River, Night Creature,e Pas des Duke, versione moderna del classico pas de deux interpretato dal grande Michail Barysnikov.
Lo stile coreografico di Ailey è vigoroso ed intensamente ritmico, sensuale ed estroverso, capace di amalgamare spregiudicatamente tecniche e linguaggi diversi in sapiente armonia compositiva. Ne è perfetta incarnazione Judith Jaminson, che è stata tra gli anni 70 e i primi anni 80 la musa ispiratrice di Ailey incarnando quel sentimento di donna libera, ma che rappresenta anche tutte le donne che l’hanno preceduta in un passato di sofferenza.
Alla morte di Ailey nel 1989 sarà la Jaminson a guidare l’Alvin Ailey American Dance Theatre portandolo a livelli eccezionali.
Oggi la Compagnia è diretta da Robert Battle, danzatore e coreografo, in associazione con Masazumi Chaya, giapponese, anch’egli ex ballerino della compagnia e tra i più fedeli riproduttori delle creazioni di Ailey nei principali teatri del mondo. I danzatori, preferibilmente afro-americani, ma non solo, hanno quella caratteristica di versatilità tecnica e ricchezza espressiva che sono sempre stati alla base del lavoro di Ailey e dei suoi seguaci.
Sotto al titolo alcuni link a video sulle compagnie.
Federica Bacchetta
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
www.ilpadiglionedoro.wordpress.com /storia della danza
Bárbara Cruz, Alvin Ailey. Celebrating African-American culture in dance, Berkeley Heights, NJ, Enslow Publishers, 2004.
[1] La tecnica Horton è molto dinamica, sviluppa sia la forza sia la flessibilità e lavora con un’energia costantemente in movimento. Tra gli obiettivi principali ci sono il rinforzo della parete addominale e il rinforzo di tutti i muscoli, isolando ogni sezione del corpo e studiando ciascun movimento nelle sue possibilità di spazio e ritmo. Nella tecnica ci sono elementi presi dalle danze africane e da quelle dei nativi americani come i movimenti ondulatori di dita, polsi, spalle, occhi, collo, braccia, anche, piedi.
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